Il nostro comune destino

 


I figli della luce: Quando visiti un cimitero, ti sei mai chiesto se i tuoi cari sapessero che eri lì?

Santa Faustina Kowalska non si chiedeva. Lei lo sapeva. Perché Dio glielo mostrò.

In una visione poco conosciuta, Faustina vide esattamente cosa accade quando qualcuno visita una tomba. E ciò che scoprì è straordinario: quando tu vai al cimitero, quell'anima lo sa. Immediatamente. Non importa dove si trovi - in Purgatorio o già in Paradiso. L'anima è consapevole della tua visita.

Faustina vide anime piene di gioia perché avevano persone che pregavano per loro. Ma vide anche anime con espressioni di profonda tristezza - le anime dimenticate. E vide che questa dimenticanza era per loro una sofferenza aggiunta al Purgatorio.

Vide che quando preghi, anche solo un'Ave Maria, quell'anima riceve quella preghiera come acqua fresca in un deserto. Vide che le preghiere raggiungono le anime istantaneamente. Ma vide anche persone che portavano fiori senza pregare. E queste visite portavano poco beneficio, perché "le anime non hanno bisogno dei nostri fiori. Hanno bisogno delle nostre preghiere."

Faustina scoprì una gerarchia in ciò che aiuta le anime:

La Santa Messa -

Una sola Messa può liberare un'anima istantaneamente.

Il Rosario -

Ogni Ave Maria è intercessione della Madonna.

Opere di carità

offerte per i defunti.

Ma la rivelazione più commovente?

Le anime in Purgatorio non possono pregare per se stesse. Dipendono completamente da noi. E quando le aiutiamo, diventano nostri amici nell'eternità. Un giorno, pregheranno per noi.

Questa è la visione che Santa Faustina visse e ci rivelò - e che dovrebbe cambiare per sempre il modo in cui visitiamo i cimiteri.



Me: Io visito spesso i cimiteri, uno in particolare. Lo faccio in compagnia di una donna che conosce la storia delle famiglie di Codroipo e mi racconta come sono morti i defunti presso la cui tomba ci fermiamo e altre vicende della loro vita e di quella dei loro familiari. Perciò trovo tali visite molto istruttive. E’ come leggere l’antologia di Spoon River. I morti che mi incuriosiscono di più sono i suicidi, perché mi chiedo cosa gli è passato per la testa prima di fare lo sciagurato gesto, cioè quali inferni abbiano vissuto per arrivare alla fatale decisione. Se poi il suicida l’avevo conosciuto quand’era vivo, mi chiedo cosa avrei potuto fare per fargli cambiare idea, cioè se avessi potuto, con la mia amicizia o anche con la semplice disponibilità all’ascolto, essergli di qualche conforto, alleggerirgli la sua depressione e impedirgli di buttarsi sotto un treno. O di mettersi una corda al collo. Trovo anche quelli che, morti di overdose da eroina, non mi portano a chiedermi se avessi potuto salvarli, perché drogarsi è una scelta così radicale che non c’è salvezza, non ci sono santi e il soggetto, una volta intrapresa quella strada, è condannato. Frequentare i drogati e i loro bar non mi è mai piaciuto, non solo perché chi va con lo zoppo impara a zoppicare, ma perché tra me e loro c’è un divario culturale abissale, non abbiamo valori condivisi e non saprei proprio di cosa parlare. Anche la compagnia degli ubriaconi mi risulta sgradita.

Per un periodo mi sono interessato ai furti di fiori nei cimiteri, parlandone anche con gli addetti delle pompe funebri che hanno in gestione il camposanto. Da numerose testimonianze ho scoperto che non vengono rubati solo i fiori, ma anche i lumini. Mi sono chiesto a lungo chi potesse riuscire a rubare i fiori, in quello che si potrebbe anche definire un furto sacrilego. Qual è la psicologia di chi ruba i fiori? Non sono uno psicologo, ma riesco a capire che come minimo si tratta di individui privi di empatia, giacché anche loro hanno i loro morti, ma non riescono a mettersi nei panni di chi subisce il furto, dei familiari, intendo. Essere privi di empatia è caratteristica di tutti i ladri, altrimenti non potrebbero fare i ladri. Se penso alle zingare borseggiatrici, m’immagino donne brutte, sporche dentro e fuori, dalla pelle olivastra, in quanto discendenti di stirpi indoariane, con ampie gonne floreali utili per nascondere la refurtiva dei supermercati. Saranno loro che rubano i fiori nei cimiteri, per poi rivenderli? Non mi stupirei.

Le anime dei defunti percepiscono la presenza dei familiari che recano fiori, dice santa Faustina, ma se un defunto non ha familiari, cioè se sono tutti morti, cosa percepisce la sua anima? Diventa triste perché non ha parenti che pensano a lui? Io mi preoccuperei più di quello che pensano i vivi, piuttosto di quello che pensano i morti, perché dei vivi so che possono essere tristi o contenti, allegri o infelici, ma dei morti non so nemmeno se ce l’hanno, un’anima. Non abbiamo le prove che l’essere umano abbia un’anima, non le abbiamo mai avute e mai le avremo, pertanto le affermazioni di santa Faustina, come di chiunque altro faccia affermazioni simili, sono prive di fondamento, rappresentano un grido di disperazione dovuto alla nostra condizione di esseri mortali e non sono altro che favolette consolatorie, come il resto della dottrina cristiana, di quella induista, della ebraica, per non parlare di quella islamica. I cimiteri esistono perché i morti da qualche parte li dobbiamo mettere e siccome ci sono problemi di spazio, visto che i terreni all’uopo adibiti sono limitati, quando non basta la rotazione, grazie alla quale le spoglie mortali finiscono in un ossario comune, si bruciano i cadaveri, perché le ceneri occupano meno spazio. E’ il nostro destino. E non possiamo farci niente!

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