Cieco fanatismo basato sull’ignoranza

 



Max e Moritz erano due bambini discoli, che ne combinavano di tutti i colori, come impiccare i polli di una povera vedova, far cadere un vecchierello dentro il fiume, bucare i sacchi di farina del mugnaio, il quale però, ad un certo punto, stanco dei loro dispetti, li catturò, li mise in un sacco, li portò al mulino e li macinò fino a ridurli a pezzettini, che diede da mangiare alle oche. Naturalmente è una fiaba tedesca dell’Ottocento, decisamente macabra, che aveva lo scopo di mettere in riga quei monelli che avessero tendenze alla Max e Moritz. Pedagogia teutonica! Altri due tedeschi, qualche secolo prima, ne combinarono di tutti i colori, anzi di un colore solo, quello del fuoco, rosso acceso. Si chiamavano Heinrich Kramer, detto Institor, e Jacob Sprenger e, purtroppo per l’umanità, esistettero veramente, a differenza dei discoli della favola. Erano due domenicani, che a quattro mani scrissero un libro dall’enorme successo, dal titolo “Malleus maleficarum”, letteralmente “Il martello delle streghe”. Tutti i giudici dell’inquisizione, in tutta Europa, mentre torturavano le levatrici del villaggio o le povere donne esperte di erbe, lo consultavano per sapere come meglio infliggere dolore a quelle sventurate. Non sappiamo il numero preciso delle vittime. A giudicarle furono principalmente domenicani, ma anche di altri ordini religiosi o anche solo laici, ma i due soggetti in questione non si limitarono a scrivere quel libro diabolico, poiché furono essi stessi responsabili, in quanto giudici, del destino di quelle donne.

 

 

Facciamo un salto nel tempo fino ad arrivare ai giorni nostri e prendiamo in considerazione altri due bei compari, che sono tuttora vivi e vegeti e che hanno un modo di ragionare peculiarmente assurdo. Uno dei due l’ho avuto nelle amicizie di Facebook fino a che, poco fa, non l’ho eliminato. Tra i due compari non so chi sia più folle, ma non citerò i loro nomi per motivi di privacy e perché su certi casi umani conviene stendere il classico velo pietoso. Come tutti sanno, Facebook è una palude dove si trovano tesori di cultura, ma anche inganni plateali, soprattutto in quest’epoca di intelligenza artificiale, ma dove è anche facile essere insultati, da gente che non ha più argomenti e a cui non restano che gli insulti. Gente che sul piano psicologico ha bisogno di calpestare la dignità degli altri per sentirsi a posto, dato che, non potendo elevarsi culturalmente o moralmente, deve per forza abbassare gli altri al loro livello, o anche più in basso.

La loro pazzesca ideologia, che per me è stata una novità, non avendola mai incontrata fino ad oggi, afferma che le volontarie che combattono il randagismo felino sono come streghe che mutilano gatti randagi perché provano un piacere sadico a rendere sterili gli animali. Sono contrari quindi alla sterilizzazione degli animali vaganti, ad opera dei veterinari, perché i gatti se la cavano benissimo mangiando i topi che pullulano in campagna o presso le abitazioni degli uomini, mentre ai cani randagi la gente butta ossi o altri avanzi di cucina. E quello deve bastare per sfamarsi. Conoscendo il contesto ambientale in cui questi due soggetti vivono, si può forse capire perché arrivano a pensare delle corbellerie simili: il contesto è quello del Salento rurale, in provincia di Lecce. Quando si dice che l’Italia va a due velocità, o addirittura che ci sono due Italie, si dice una cosa che vale anche nei confronti della gestione degli animali, e del randagismo nella fattispecie. M’immagino il Salento, rinomato sul piano turistico, fatto di grandi aree verdi, con campi, boschi e paesi, dove la gente generosamente butta gli avanzi ai randagi o, più probabilmente, rifiuti di vario genere. In tal caso, i due soggetti hanno una visione bucolica, idilliaca e arcadica della questione. Ma, oltre a ciò, se vogliamo dirla tutta, c’è anche la componente dell’ignoranza. Solo le disprezzate gattare, da essi definite streghe, sanno quanta dedizione ci mettono nel migliorare le condizioni di vita dei gatti. Solo esse sanno quanta fatica, ansia, sforzi, preoccupazioni, tempo e denaro ci mettono per catturare e sterilizzare i gatti. E, come se non bastasse, devono prendersi anche gli insulti di persone fanatiche e ignoranti, che le dileggiano. Io non sono né gattaro, né canaro, ma gli insulti me li sono presi lo stesso, solo perché ho fatto notare quanto sciocca sia la loro filosofia. Insomma, non voglio farla lunga, ma se qualcuno non conosce a fondo la realtà del randagismo, farebbe meglio a stare zitto e ad occuparsi d’altro, ma, come disse Umberto Eco e come gli ha fatto eco Umberto Galimberti, oggi i social danno anche agli imbecilli la possibilità di sentirsi colti e importanti. Noi ci preoccupiamo dei fanatici musulmani, che ci vorrebbero far tornare al Medioevo, ma abbiamo in Italia dei nemici interni, privi di visione prospettica, che vorrebbero contrastare la sterilizzazione, una delle poche conquiste di civiltà ottenute nella gestione del randagismo.

Commenti

  1. La gente è fuori di testa.
    Io sono per la sterilizzazione, si evitano nascite di poveri animali vaganti, e in più, si evita alle madri gatte di sfornare figli a cottimo.
    Ma vadano a fanc........
    Viviamo in un mondo di mentecatti.
    Oggi poi sono incaz... per la faccenda di quei due che vivono nel bosco in Abruzzo, gli hanno portato via i figli, i cari servizi sociali di 'sta mi.....a.
    Ecco, le meilleure des mondes possibles (Candide).

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