La coppia che vive nel bosco

 

 

A lui, Chuck Noland gli fa un baffo! Nel film “Cast Away”, Noland si toglieva un dente con la lama di un pattino da ghiaccio, lui se n’è tolti due con una pinza da meccanico. Me li ha anche fatti vedere. L’ho conosciuto due anni fa. Viveva con una donna tailandese più vecchia di lui, ma, sebbene abbiano avuto due percorsi simili, cioè siano stati entrambi cacciati via dai rispettivi coniugi, non sono una vera coppia, perché non si congiungono carnalmente. Lei non vuole. Quando li conobbi vivevano in una tenda, sulle rive del Tagliamento, il quale però, una notte di intense piogge, decise di portargliela via. Loro si salvarono, e anche il gatto, ma la tenda fu trascinata lontano. Avevano all’epoca una macchina grande, dove potevano almeno allungare le gambe, ma che si piantò per strada, senza più dare segni di vita. L’utilitaria gli fu regalata, ma fece pochi chilometri per mancanza di benzina. La piccola roulotte, invece, fu lui a trovarla abbandonata e malconcia in mezzo alle ghiaie del Tagliamento, sicuramente lasciata lì dagli zingari che hanno questa abitudine per non pagare la rottamazione. A volte le bruciano, prima di andarsene. I “Figli del vento” non hanno molta coscienza ecologica. Non hanno rispetto né per l’ambiente, né per le persone, nemmeno quelle della loro etnia. 

 

 

Sia chiaro: lui non è un Rom, ma un italiano come noi, solo un po’ picchiatello. Come definire un individuo che viene cacciato dalla moglie ed entra in modalità lamentosa con tutti quelli che incontra? Lo si potrebbe anche definire una persona tossica. Tutte le volte che sono andato a trovarlo, mi raccontava le sue disgrazie, come se io non avessi abbastanza delle mie. Lei stava sempre zitta, non perché non conoscesse la nostra lingua, ma per il suo carattere taciturno. Se dovessi esprimere un giudizio, cosa che non si dovrebbe fare, lei è più ammirevole di lui, perché sta rinunciando agli alcolici, che sono stati la causa dell’allontanamento dalla famiglia che aveva formato con un marito friulano. I buddisti, a quanto sembra, non reggono l’alcol.

Lui invece non si sta limitando nel bere e quando lo invito al ristorante ci dà dentro. Li ho portati al ristorante in tutto tre volte, ma la terza è stata...fatale. Prima di entrare nei dettagli di quest’ultima sceneggiata, voglio raccontare come ho cercato di aiutarli. Alla Caritas ci vanno tutti i martedì, ma spesso ricevono cibi scaduti che devono buttare via. Altre persone, oltre a me, li hanno aiutati, per esempio portandogli delle sementi, ma anche trasportando la piccola roulotte dall’alveo del fiume fino al posto sulla riva dove si trova attualmente. Fu un suo amico, con il gancio di traino attaccato alla macchina, a fargli questo servizio. Lui poi sistemò il piccolo caravan con i pochi attrezzi di cui dispone, tra cui la pinza odontoiatrica, e con materiali di fortuna.

Tempo fa lo misi in contatto con una donna che doveva fare un trasloco e aveva bisogno di mano d’opera per un lavoro di facchinaggio, cioè per caricare molti scatoloni su un camion. Lui doveva andarci due giorni, un sabato e una domenica, ma ci andò solo il primo giorno perché litigò con la sua temporanea datrice di lavoro. Nelle sue condizioni, permettersi di litigare con chi ti dà da lavorare, mi sembra un lusso. Ma ognuno è fatto a modo suo. Quando pochi giorni fa sono andato a prenderli per portarli al ristorante, avevo con me anche una borsa piena di cibarie, cosa che fino a quel momento mi ero rifiutato di mettere in pratica, perché a un “povero” è meglio insegnargli a pescare, piuttosto che portargli un pesce, come dice un vecchio proverbio di Confucio.

Nella borsa con gli alimenti c’erano anche due bottiglie di vino e quando dopo un paio d’ore sono andato a prelevarli per andare al ristorante, ne aveva scolate una e mezza, senza però darlo a vedere. Solo quando fummo seduti l’uno di fronte all’altro cominciai ad avere qualche sospetto. Parlava a voce alta, disturbando gli altri avventori, mi accusava di aver detto che non ha voglia di lavorare, puntandomi addosso il dito sgarbatamente, mentre io gli avevo chiesto, in modo interrogativo e senza malizia, se avesse voglia di lavorare. Gli avevo fatto tale domanda perché prima di metterci in macchina diceva che nella zona industriale poco distante ci sono 27 aziende che cercano operai. Da lì, la mia domanda se fosse in grado di riprendere i ritmi lavorativi, dopo che negli ultimi due o tre anni aveva fatto una vita da eremita.

Quando lo riportai a casa, ovvero alla roulotte, non aveva più controllo delle proprie pulsioni. Voleva abbracciarmi e baciarmi, per dimostrarmi il suo affetto, ma io capivo benissimo che intimamente mi odiava per averlo “umiliato” con tutte le buone azioni che avevo compiuto nei suoi confronti, ovvero per essermi trovato in una posizione di superiorità, in quanto beneficente, rispetto a lui, beneficiato indigente. Questo è un fenomeno conosciuto in psicologia, che si ritrova anche nella saggezza popolare: chi fa del bene riceve sempre, alla fine, una reazione ostile da parte di chi quel bene lo riceve. E’ una legge di natura, riguardante la natura umana, ma nel suo caso c’è anche una sottile disperazione per dover lasciare l’ambiente naturale e tornare nella cosiddetta civiltà.

Sì, perché lui e la sua compagna tailandese da oggi in poi riceveranno 400 euro a testa ogni mese come una specie di assegno di inclusione, ed era ora! Potranno lasciare la roulotte e andare in affitto come tutti i comuni mortali, ovvero i criceti che corrono dentro la ruota. E’ finito, o sta finendo, il loro idillio nella natura. E’ finito il mio compito di altruista disinteressato, con l’ennesima conferma che gli esseri umani non conoscono la gratitudine e sono peggio delle vipere. In entrambi i casi, è meglio non metterseli in seno.

 


 


Commenti

  1. 1_ Alla caritas danno cibo scaduto? E dove vanno a finire le tonnellate di cibo che raccolgono dai volenterosi clienti dei supermercati che ogni anno in autunno fanno la colletta?
    2- Con 400 euro a testa in quale magione vanno a stare, visto che parli di affitto?
    3- Ma perché devi sputtanare la gente, scusa? A me pare una gran cafonata, una mancanza di tatto, soprattutto se corredata da foto.....potrei capire che racconti i fatti senza nomi e foto, ma così sei scorretto.

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