Il coltello di ossidiana

 

 

Sarà stata la lunga chiacchierata che ho fatto ieri con due testimoni di Geova o sarà “Il libro nero della caccia alle streghe” che sto leggendo, ma oggi mi vengono spontanee le seguenti riflessioni. L’umanità vive in un enorme serraglio, dove ci sono poche regole e tutte fatte a suo danno. Siamo stati messi qui non si sa da chi, ma sicuramente da carcerieri affatto benevoli nei nostri confronti. Ci hanno dato carta bianca, semaforo verde e via libera a sbranarci vicendevolmente, con o senza valide giustificazioni. E lo facciamo più che egregiamente. O si domina o si è dominati. O scegliamo di farci pecore o scegliamo di farci lupi. Tertium non datur! Chi ci ha messo qui, in questo recinto circondato da ghiacci, ci ha chiesto una sola cosa: sacrificargli periodicamente delle vittime. Perché? Perché gli piace! E poi, non si discutono gli ordini dei superiori, né si mettono in dubbio le leggi di Dio, proprio come nelle gerarchie militari. Infatti, il nostro Dio era un militare e se anche, dopo secoli, dovesse essere morto, l’umanità va avanti con le sue regole guerresche per forza d’inerzia, perché in molti ci hanno preso gusto a prevaricare, perseguitare e uccidere. Siamo assassini nati. Anzi, sono, perché io mi chiamo fuori. 

 

 

E dunque, 3.000 anni fa Geova e i suoi colleghi esigevano sacrifici umani (di quelli animali non parlo, tanto sono scontati) e i loro devoti sudditi cominciarono a buttare i bambini nelle fornaci, e poco importa che quel Dio crudele venisse chiamato Moloch. Sempre della stessa genìa si trattava. Dall’altra parte dell’Atlantico, a un diverso Elohim venivano sacrificati prigionieri in cima alle piramidi e l’addetto a tale operazione usava un coltello di ossidiana per estrarne il cuore palpitante. Sempre da quelle parti, c’era un lago definito sacro, dove periodicamente venivano gettati fanciulle e giovinetti con dei pesi legati ai piedi. In questo caso, solo i pesci godevano delle carni delle vittime, ma a Quetzalcoatl andava bene comunque, mentre nel caso dei sacerdoti pugnalatori, la carne, senza il cuore, veniva fatta rotolare ai piedi della piramide, dove l’aspettava una folla famelica di devoti spettatori.

300 anni fa, e per un lungo tempo sia prima che dopo, erano per lo più donne adulte esperte di erbe ad essere bruciate e, guarda caso, il fumo saliva in alto verso le narici degli Elohim, che ne traevano beneficio, come nel caso dei bambini immolati a Moloch. Per tutto il periodo che va da 3.000 a 300 anni fa non hanno mai smesso di far funzionare le guerre, piccole e grandi, ma tutte in qualche modo caratterizzate dal fuoco, che è l’elemento distruttore per eccellenza. Non so se ad assistere alle guerre, siano esse condotte con cannoni, con frombole o con frecce incendiarie, ci fosse qualche Elohim voglioso di annusare il fumo, ma se di questo non ne saliva al cielo abbastanza, c’era sempre il ferro a fare la sua parte. Infatti, si dice mettere un paese o una città a “ferro e fuoco”. Evidentemente, se non c’era abbastanza fumo inebriante per i polmoni degli Dei, bastava il dolore e la sofferenza, la paura e la rabbia dei combattenti per rendere lo spettacolo attraente per quelle sadiche divinità. Qualcosa deve comunque averle rese soddisfatte, se no Geova non avrebbe preso una tribù di pastori trasformandola in feroci guerrieri. Nelle altre parti del mondo, simili piani educativi devono essere stati implementati dagli altri Elohim.

3 anni fa, ma potrei dire anche 30 e più, tanto dura l’oppressione del popolo palestinese, furono sacrificati per lo più bambini, come 3000 anni prima nella stessa zona al famigerato Moloch. In questo caso, sono state usate bombe che, all’atto dell’esplosione generano fuoco e successivamente il crollo delle case, con dentro gli abitanti. Si tratta di un sacrificio anomalo, come quello delle bambine annegate nel lago in Messico. Il vero sacrificio richiede la presenza del fuoco, che bruci le carni delle vittime. In tal senso, il Napalm fa egregiamente il suo dovere. Ma la differenza tra una guerra, che colpisce indiscriminatamente la popolazione in tutte le sue fasce d’età, e soggetti predestinati come prigionieri di guerra e minori, consiste nel fatto che i carnefici si mostrano palesemente nel caso dei sacrifici dei singoli, con tanto di altare, mentre spesso i carnefici delle guerre restano occulti e a realizzarle sono personaggi che eseguono i loro ordini e che a volte diventano essi stessi vittime, da carnefici che si prefiggevano di essere all’inizio. Ecco perché si suol dire che, in guerra, non ci sono vincitori o vinti, perché “occhio per occhio rende tutto il mondo cieco”, come ebbe a dire uno smilzo religioso di origini indiane. A questo punto, constatando la veridicità di ciò che disse Elsa Morante riguardo alla storia umana, che è “uno scandalo che dura da diecimila anni”, diventa evidente che se si vuole spezzare questo incantesimo, l’unica cosa da fare è disobbedire agli ordini degli Elohim, mandandoli a quel paese, piuttosto che manifestare devozione e adorazione nei loro confronti. Ecco perché la religione è malsana e va evitata, perché è il modo con cui gli Dei ci ingannano.