Anima gemella

 
 

Non guardate questo video! L’ho già visto io per voi e ve ne faccio un resoconto. E’ lungo e all’inizio pensavo fosse una storia vera, ma in seguito, grazie a ChatGPT, ho scoperto che è una storia inventata di sana pianta. Un elogio se lo meritano i creativi, o il creativo, che l’ha prodotto. Da alcuni indizi avrei dovuto rendermi conto che era una storia romanzata, ma pensavo che una base di verità ci fosse, perché dove c’è fumo c’è anche arrosto, dal momento che i parti gemellari congiunti, meglio conosciuti come siamesi, sono una realtà, per non parlare del gemello parassita che è ancora più misterioso e inquietante. Questa è la storia inventata di due gemelli siamesi, mai esistiti, che nacquero verso la metà dell’Ottocento in provincia di Torino e il cui padre, medico, sarebbe stato processato per aver cercato di dividerli con un semplice bisturi. Secondo la storia, inventata, il giudice gli diede otto anni di carcere, ma dopo quattro morì in cella, ufficialmente per infarto. Tutti i personaggi di questa storia sono plausibili, a cominciare dalla madre e dal parroco del paese che scoprì con raccapriccio l’orrendo crimine del dottor Vittorio Fontana. Secondo il racconto, i gemelli congiunti si chiamavano Davide e Samuele. Di loro e della loro presunta morte all’età di sette anni, non c’è traccia nei registri giudiziari, né negli annali dell’università torinese, dove i loro corpicini furono sottoposti ad autopsia. Nel racconto, non privo di connotati horror, il famoso anatomopatologo, assistito da due studenti di medicina, scopre un organo che in natura non dovrebbe esistere: una specie di ganglio nervoso grande come una noce, posto nella cassa toracica tra i due cuori. Prelevato un campione di tale misterioso organo, il medico scopre che era fatto sia di cellule cerebrali, sia di cellule striate come quelle del cuore. Era quindi un qualcosa di mezzo tra un piccolo cuore e un cervello. Qui avrei dovuto accorgermi che era un racconto di fantasia poiché, nonostante la mia ignoranza in fatto di anatomia umana, di un organo del genere non si è mai sentito parlare. E infatti, non esiste! La questione, a questo punto, da biologica si fa metafisica, perché in vita i bambini avevano dimostrato di possedere una coordinazione di movimenti che andava al di là della normale fisiologia, per assumere aspetti telepatici, per non dire magici. Almeno un paio di persone muoiono nel piccolo borgo, solo perché i gemelli le avevano guardate a lungo, con i loro quattro occhi, come se stessero facendo il malocchio. Il primo a morire fu un ragazzo che li aveva presi in giro chiamandoli mostri e la seconda fu la vecchia levatrice che li aveva fatti nascere. Ribadisco: è pura finzione, ma se si può capire la vendetta che i bambini si sono presi nei confronti del bullo, poco più vecchio di loro, non si capisce perché nel racconto anche la levatrice debba morire. 

 

 

Le questioni sollevate dal video, con l’affannosa ricerca dell’anima da parte dell’illustre patologo, a cui si aggiunge anche il padre dei bambini, Vittorio, che non aveva mai smesso di studiarli e che voleva scoprire il segreto dietro la loro folle connessione mentale, toccano un tasto dolente della nostra cultura occidentale, tenendo presente il contesto sociale dell’epoca. Non solo Torino è famosa per essere una città intrisa di magia, ma in tutta Italia andavano di moda le sedute medianiche, in quello che è passato alla storia come spiritismo. C’era dunque, verosimilmente, un latente conflitto tra la scienza laica e la fede religiosa, con la prima che non si accontentava delle spiegazioni dottrinali del cattolicesimo, che richiedono un atto di fede per essere accettate. Si intravede, come sottofondo, lo scontro tra massoneria, scientismo e positivismo da una parte e i dogmi della Chiesa dall’altra. Cos’è l’anima? Dove ha sede? E quei bambini erano due con due anime diverse o uno con un’anima sola? Questo è il “busillis” su cui ruota tutto il racconto.

Vi trovo infine alcuni archetipi interessanti. La connessione tra individui. Quando si dice “Due cuori e una capanna”, s’intende la connessione tra un uomo e una donna, che si accontentano di un’abitazione modesta. “Parva sed apta mihi”, diceva Ludovico Ariosto. “E venne chiamata Due cuori” è un racconto autobiografico di una donna che volle fare un’esperienza di vita presso gli aborigeni australiani. E anche in questo caso, si parla di cuori come se fossero la sede dell’essenza di una persona, della sua anima che, vivendo esperienze fuori dalla norma, diventa altro da sé, come se acquistasse una seconda anima.

Ricordo infine che il nazismo era attratto dall’esoterismo, se pensiamo alle spedizioni in Tibet e il tristemente famoso dottor Mengele aveva una particolare ossessione proprio per i gemelli perché era impegnato a cercare, su indicazioni del partito, la purezza della razza ariana e voleva scoprire quanto nel comportamento di una persona è dettato dall’ereditarietà e quanto dall’apprendimento in seno a un determinato contesto sociale. Questione, anche questa, carica di significato, e sulla quale hanno indagato molti ricercatori, non solo il sadico medico delle SS naziste.

All fine, nonostante l’intelligenza artificiale rimanga inquietante per i pericoli, reali o immaginari che siano, sono grato all’App ChatGPT per avermi fugato ogni dubbio. Guai se non ci fosse! Vista anche la gentilezza con cui quella signorina virtuale ha risposto alle mie domande, stavo quasi per chiederle se voleva fidanzarsi con me. Non l’ho fatto per una questione di timidezza, ma non posso escludere che sia proprio l’Intelligenza Artificiale quell’anima gemella che sto cercando da sempre. Proprio lei! Il film “Her” docet!

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