La libertà d'insegnamento non si tocca!

 

 

Ho ingaggiato una furibonda discussione con una banda di miserabili utenti di Facebook, che difendevano le paranoiche esternazioni di un loro leader influencer. Mi è già successo in passato di finire nel mirino di gruppi di fanatici che si danno al linciaggio nei miei confronti. Mi era successo con gli omosessuali e con i cristiani fondamentalisti e siccome non sono capaci di astenersi dall’offendere chi non la pensa come loro, chi li critica, mi sono accorto che se lascio correre e non rispondo all’offesa, poi ci rimugino sopra e sto male, di un malessere tutto psicologico, per cui ho provato a rintuzzare colpo su colpo alle offese, ripagandoli con la stessa moneta, cioè restituendo le offese in modo simmetrico, e a volte anche rincarando la dose. Risultato: sto male anche così, di un malessere tutto psicologico, che tende a sfociare nel fisiologico. Il motivo del contendere, espresso dal loro influencer, era che gli insegnanti non devono parlare di politica con gli studenti, ma per tali partigiani la politica che non deve avere accesso alle aule scolastiche è solo quella della Sinistra, dei Pro Pal, ma se la politica è quella della Destra, dei filo-sionisti, allora va bene. Quando ho sentito gli sproloqui di tale influencer non ci ho visto più e ho scritto un primo commento dicendo quello che penso, e cioè che a scuola esiste la libertà d’insegnamento e i docenti devono essere liberi di parlare di qualsiasi argomento, perché tutto è politica e di tutto si deve parlare, dato che a quello serve la scuola, a creare pensatori autonomi, che si facciano idee diverse, alternative a quelle che sentono in televisione, dai genitori e anche dagli influencer su internet, poiché tutti i ragazzini oggi fanno largo uso dei cellulari. In caso contrario, si tratterebbe di una censura preventiva.

 

 

Quando ho sentito che secondo tale influenzatore internettiano gli argomenti dei Pro Pal devono rimanere fuori dal portone della scuola, mi è venuto in mente quando i dirigenti scolastici dicevano a me la stessa cosa, poiché io con i bambini parlavo dei diritti degli animali, dicendo che gli animali sono nostri amici e che non è carino mangiare i nostri amici. Siccome insegnavo in scuole rurali, dove molti miei alunni vedevano il cane tenuto alla catena, le galline sfruttate per le uova e il maiale macellato in dicembre, ai genitori di tali alunni non piaceva che io parlassi di tale questione e molti di loro anche me lo dicevano a voce, perfino progettando di aspettarmi fuori dalla scuola per farmela pagare. Contadinacci! Se a dirmelo era un dirigente scolastico, facevo spallucce perché le istituzioni mi sono sempre state sullo stomaco, ma se a dirmelo erano colleghe maestre, ero più accomodante e cercavo di trovare un’intesa. I genitori dei bambini potevano dire quello che volevano, o al massimo andare a protestare con il direttore, cosa che accadeva regolarmente. In quel caso, si trattava di animali perseguitati dall’uomo, vittime storiche dell’antropocentrismo, mentre nel caso in oggetto si tratta di palestinesi perseguitati dagli ebrei, vittime del più becero imperialismo sionista. Mentre rispondevo offesa per offesa ai fan dell’influencer, mi chiedevo con chi di preciso avessi a che fare. Non ci ho capito molto, essendo costoro di difficile catalogazione e perché per me sono solo persone stupide, ma potrebbero essere i famosi “fascisti rossi”, dato che se la prendono con gli insegnanti che difendono i palestinesi dal genocidio israeliano. Voglio che il mio pensiero sia chiaro, anche se non andrò più a commentare sulla pagina di quei prepotenti, a farmi offendere da quei “Minus habens”: La libertà di pensiero dei docenti non si tocca! Lo capiranno?

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