Rantolo
Era il mese del ghiaccio nella tenda, che precede quello in cui i vitelli perdono il pelo, secondo il calendario lunare degli indiani americani e per me, in fatto di produzione di fluidi e della loro espulsione, ero nella fase del catarro in bocca, che è diverso dal catarro in gola, perché finché è in gola, con un colpo di tosse lo si sposta da un’altra parte, fino al prossimo colpo di tosse che lo sposterà ancora da qualche parte, ma quando il bolo di materia verdognola, carico di virus, ti arriva in bocca, senza che tu sappia come ci sia finito, ovvero senza preavviso, hai solo due possibilità, o deglutire, per poi ricominciare il ciclo poiché si ricaccia nello stomaco un malloppo di virus che poi da qualche parte devono uscire, oppure correre in bagno e scaricare il malloppo nel cesso. Di solito, mi riesce la seconda opzione, senza sforzo, benché uscire di scatto dal tepore delle coperte per andare fino al freddo bagno abbia il suo costo in termini di calorie, ma almeno mi sento più leggero e so di aver fatto a cosa giusta. Dunque, entrato nel mio quinto giorno di malattia, sto eliminando il virus annidato dentro di me attraverso tutti gli orifizi e i pertugi di cui siamo anatomicamente dotati, non ultimo quello forse più gratificante, quello che comporta un certo piacere all’atto dell’espulsione. Ma attenzione. Bisogna essere prudenti. Vi sono delle scorregge che si presentano uguali alle altre, con la stessa pressione, ma all’atto pratico, invece che gassose, si manifestano di altra natura: liquide. E allora, anche in quel caso non resta che corre in bagno per cambiare l’indumento contaminato. Per la verità, in cinque giorni di malattia – e stiamo parlando di influenza intestinale – mi è successo una volta sola.
Un altro fenomeno che ho constatato e che a un certo punto mi è anche venuto a noia, sono stati i rantoli, così strani, così innaturali che, stando disteso nel letto, a volte dovevo immobilizzarmi per cercare di capire se il rumore veniva da fuori o da dentro di me, dalla mia canna gargana. Sembrava come un concerto di gatti, un gorgoglio, ed è paradossale per uno che ama i cani, quasi una piccola maledizione, un contrappasso. Da cosa dipenda, non so. Forse uno scherzo della laringe. Questo mi succedeva nei primi giorni. Ora i gatti sono spariti. Così chiariamo subito che Rantolo non è l’ottavo nano, morente con i suoi ultimi rantoli, perché Biancaneve non gliel’ha voluta dare, ma veri e propri risucchi, sussurri, raschiamenti che mi nascevano dal profondo dell’apparato respiratorio, senza particolari inconvenienti, se non forse la noia che la loro reiterata insistenza mi provocava.
Ammalarsi senza avere qualcuno in casa comporta degli inconvenienti. Per esempio, non mi ero accorto di aver finito il detersivo per lavatrice, così che i panni sporchi si accumulano in attesa della mia prossima visita al supermercato. Idem con il mangime per i passerotti che dovranno accontentarsi delle briciole di pane, almeno fino a mercoledì. Sono infatti in parola con una cliente che mercoledì la porto in cimitero, poiché corre l’anniversario della morte di sua madre, dopo di che potrò fare un salto da Visotto, sperando che, essendo il giorno prima di Natale, non sia preso d’assalto da clienti frenetici, in ritardo sugli acquisti dell’ultimo minuto. Essere soli in casa e malati comporta anche un disagio di natura psicologica. Vediamo, a chi posso telefonare? Alla figlia, l’ho fatto fin dall’inizio e mi ha promesso che verranno a trovarmi prossimamente. Con comodo, eh, ché tanto potrei anche essere morto! Alla sorella ci ho pensato oggi. “Stai lavorando?”. “Sì, sono in servizio, richiamami domani!”. “Okayokayokay. Ciao”. Domani potrei anche essere morto! A un amico di vecchia data, che mi aveva chiesto un incontro per una bevuta insieme, ho mandato un messaggio, anche perché ho bisogno di lui, ché mi faccia un servizio. Ho bisogno che qualcuno mi faccia un acquisto di merce on line, visto che io, da perfetto analfabeta funzionale, non li so fare. L’unica che sembra avere a cuore la mia sorte, è quell’amica straniera che tutte le mattine, e a maggior ragione ora che sono malato, mi chiede come sto. L’altro giorno le ho fatto prendere un bello spavento. Sentivo in lontananza lo squillo del telefono, che mi avvisava che qualcuno mi stava mandando dei messaggi, ma io ero in coma e cercavo di dormire. Quando gliel’ho detto, che ero in coma, si è spaventata ancora di più. “Non si muore di influenza”, le ho spiegato. “Ogni anno molte persone anziane muoiono di influenza , passando dal coma alla morte”. Avrà anche ragione, statisticamente, ma il mio non era un vero e proprio coma, solo una profonda stanchezza, che non mi è andata via del tutto neanche adesso. E dunque, la causa di tale putiferio? Quei maledetti utenti di Facebook che si sono coalizzati contro di me, linciandomi come solo loro sanno fare. Iene che attaccano alle terga il vecchio leone. E io somatizzo! Psicosomatica pura. A certe persone cattive andrebbero vietati i social perché con la scusa della libertà di espressione, sparano bordate stupide e cattive a destra e a manca. Io li definisco “fascisti rossi”, cioè comunisti che si comportano da fascisti, da prepotenti. Loro dicevano che non si deve fare politica in classe, ma io, da ex insegnante, replicavo che invece lo si deve fare, perché pretendere di tenere la politica fuori dalle aule scolastiche è una banalità che più banalità di così non si può. Si tratta, invece, di una censura preventiva. Solo loro, i fascisti rossi, sanno, grazie al Min.Cul.Pop. da loro creato, cosa si può insegnare agli studenti e cosa no. Ma che vadano al diavolo!
certo che sei un bel cagacazzo, per un po' di catarro fai una scena da malato terminale, basta un po' di sciroppino, anch' io l' ho avuta e con un po' di sciroppo, 4 gocce e fumando la pipa mi e' passata senza fare sceneggiate. ti inviterei ad evitare spiegazioni cinematrogafiche nauseanti, stavo mangiando le noci quando ho letto il tuo racconto.
RispondiEliminala scoreggia di cui parli a napoli si chiama "scoreggia vestita"
Vorrei averlo, lo sciroppino di cui parli!
EliminaNell'armadietto del bagno ho solo l'Oki Task, ma mia figlia mi ha detto che non va bene, ci vuole il paracetamolo, altrimenti detto Tachipirina, ma se non riesco a reggermi in piedi come faccio ad andare in farmacia?
Le ho chiesto se mi prestava il termometro, ma alla fine abbiamo deciso che lo comprerò nuovo appena possibile. E lei si tiene quello vecchio.
Non so neanche se mercoledì riuscirò a guidare, visto che ho un inpegno di lavoro.
Ripeto, quando si è soli e malati, in casa, tutto diventa più difficile.
E di sicuro non comincerò a fumare proprio adesso, cardiopatico e con i problemi di catarro che mi ritrovo.
In realtà, non c'entrano le spiegazioni cinematografiche, perché in questi giorni sto leggendo un libro di Bukowski. Dove la parola "Scorreggia" ricorre spessissimo.
Non so perché mi è capitato tra le mani, né perché mi sono messo a leggerlo.
Anch'io sono solo , anche se ho un figlio che però, con due bimbe piccole , ha il tempo contato per gli impegni.
RispondiEliminaLa febbre ha una sua ragione di essere , serve a depurare l' organismo , abbassarla di botto interrompe il processo.
Tachipirina e vigile attesa era il motto delinquenziale della gang di Speranza.
Il mio problema principale in caso di influenza o comunque di essere costretto in casa o a letto è portare fuori il cane , infatti stavo pensando di cercare un/a dog Sitter che venga a fare conoscenza del cane e che sua disponibile all' occorrenza.